Microplastiche nei cosmetici

Microplastiche nei cosmetici: analizziamo l'argomento insieme

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Inquinamento da plastica, oceani a rischio, consumatori preoccupati… I prodotti cosmetici sono oggetto di critiche in quanto alcuni contengono microplastiche, esponendo l'ambiente a potenziali rischi. Questi sono dovuti al formato solido delle microplastiche, che si accumulano e permangono nell'ambiente. Parlare invece di microplastiche in formato liquido non ha alcuna base scientifica.

L'Oréal dedica particolare attenzione a questo argomento. Nel 2014 abbiamo iniziato a lavorare alla riformulazione dei nostri prodotti con risciacquo, e nel 2017 abbiamo eliminato tutte le microsfere (o micorgranuli) di plastica dai prodotti esfolianti.

Dal 2020, ne sono privi tutti i nostri prodotti a risciacquo, ovvero quelli che richiedono un lavaggio con acqua per eliminare ogni residuo, come bagnoschiuma e shampoo.

E tuttora continuiamo a cercare modi per sostituire le microplastiche nelle formule dei nostri prodotti.

 

Informazioni da sapere e riportate dagli studi

Secondo i dati dell'Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA), le microplastiche aggiunte intenzionalmente ai prodotti senza risciacquo rappresentano solamente l'1% di tutti i rifiuti di microplastiche dell'Unione Europea.

Microplastiche nei cosmetici: analizziamo l'argomento insieme

 

Che cosa sono le microplastiche?

Qual è la definizione dell'ECHA (Agenzia europea per le sostanze chimiche)?

Secondo l'ECHA, le microplastiche sono delle microparticelle sintetiche solide composte da polimeri di dimensioni inferiori a 5 mm, insolubili e non biodegradabili.

Vi è una differenza molto importante tra un polimero e una microplastica: tutte le microplastiche sono formate da polimeri, ma non tutti i polimeri sono microplastiche. In funzione della loro origine, del processo di produzione, delle proprietà fisico-chimiche (soprattutto il formato fisico) e del loro impiego in base al tipo di prodotto, possono essere microplastiche o altro.

 

Come orientarsi al riguardo nel settore della cosmetica?

Non è così facile, poiché la denominazione nella nomenclatura INCI riportata sulla confezione del prodotto non è sufficiente a determinare se un ingrediente rientra o meno nel concetto di microplastiche. Infatti, l'elenco degli ingredienti indica soltanto il nome dell'ingrediente e non il suo formato fisico.

Prendiamo per esempio il POLITETRAFLUOROETILENE (PTFE) o il POLIETILENE (PE). Per quanto riguarda quest'ultimo, nel caso specifico dei rossetti utilizziamo una cera di polietilene (PE) molto malleabile. Al momento della formulazione, le materie prime vengono mescolate a una temperatura di oltre 90 °C, il polietilene si fonde completamente e si ottiene una miscela omogenea di tutti gli ingredienti. In questo modo, i rossetti non contengono particelle solide di polietilene, essendosi queste fuse. Questa cera (liquida) non è una microplastica, ma è comunque chiaramente indicata nell'elenco degli ingredienti dei prodotti con la sua denominazione INCI: POLIETILENE.

 

Che origine hanno le microplastiche?

Esistono due tipi di microplastiche, primarie e secondarie.

Le microplastiche primarie sono quelle che vengono aggiunte intenzionalmente ai prodotti. È il caso della cosmetica, che sfrutta le proprietà di queste particelle solide nelle sue formulazioni.

Le microsfere di plastica sono un tipo di microplastiche primarie. Si tratta di particelle di plastica solide delle dimensioni inferiori a 5 mm che venivano utilizzate per le loro proprietà specifiche abrasive ed esfolianti. Abbiamo smesso di utilizzarle nei nostri prodotti da gennaio 2017. Esistono altre microplastiche primarie impiegate in alcuni prodotti per la cura della persona, per la protezione solare (creme solari) o per il make-up (ombretti, smalti per unghie, rossetti).

Le microplastiche secondarie provengono dalla frammentazione di rifiuti plastici più grandi in pezzettini di dimensioni inferiori, come un sacchetto o una bottiglia di plastica. Non si tratta di ingredienti aggiunti intenzionalmente a un prodotto per ottenere un effetto particolare.

 

Come si utilizzano le microplastiche in cosmetica?

 Microsplastiques en cosmétiques


In cosmetica, le microplastiche hanno diverse funzioni:

  • Opacizzanti
  • Creano una specifica sensazione morbida e setosa al tatto
  • Permettono di regolare la consistenza delle formule

Inoltre, hanno il vantaggio di essere chimicamente e fisicamente inerti, potendo così essere utilizzate in totale sicurezza senza il rischio di reazione con altri ingredienti. Infine, sono difficilmente oggetto di contaminazione biologica. 

 

I nostri impegni

L'Oréal ha ridotto da diversi anni l'utilizzo delle microplastiche nei suoi prodotti in funzione delle categorie a cui appartengono.

Infatti, nel 2014 abbiamo iniziato a lavorare alla riformulazione dei nostri prodotti con risciacquo e nel 2017 abbiamo eliminato tutte le microsfere di plastica dai prodotti esfolianti.

Dal 2020, ne sono privi tutti i nostri prodotti con risciacquo, ovvero quelli che richiedono un lavaggio con acqua per eliminare ogni residuo, come bagnoschiuma e shampoo.

Per quanto riguarda la sostituzione progressiva delle microplastiche nelle altre categorie di prodotti senza risciacquo (come prodotti per la cura del corpo, prodotti solari o per il make-up), stiamo cercando delle alternative che non compromettano l'efficacia e le prestazioni dei prodotti. Nel caso dei glitter utilizzati nel make-up, utilizziamo delle alternative biodegradabili derivate dall'eucalipto. Un altro esempio è il nylon-12, che nei prodotti per la cura della persona è stato sostituito con la silica.

Nel corso degli ultimi cinque anni, abbiamo quindi dimezzato (in peso) la quantità di microplastiche catalogate nel nostro portafoglio di materie prime. Attualmente, rappresentano solo lo 0,04% (in peso) del totale delle materie prime utilizzate da L'Oréal.

Infine, come avviene per tutti i nostri prodotti, quelli contenenti microplastiche vengono sottoposti a una rigorosa verifica della qualità e della sicurezza (umana e ambientale). Si tratta di un principio fondamentale che applichiamo in tutto il mondo.

 

Mito o realtà?

"I prodotti cosmetici sono la principale fonte di microplastiche"

Secondo i dati dell'ECHA (Agenzia europea per le sostanze chimiche), le microplastiche contenute nei prodotti cosmetici rappresentano l'8% del totale delle microplastiche aggiunte intenzionalmente ai prodotti presenti nell'ambiente in Europa, una percentuale ben inferiore a quella dei materiali di riempimento (38%), dell'agricoltura (24%) e dei detergenti (20%).

Dell'8% relativo ai prodotti cosmetici, il 7% proviene direttamente dai prodotti con risciacquo.

Dal 2020 L'Oréal ha eliminato le microplastiche da tutti i suoi prodotti con risciacquo, ovvero quelli che richiedono un lavaggio con acqua per eliminare ogni residuo, come bagno schiuma e shampoo.

Le microplastiche provenienti da prodotti cosmetici senza risciacquorappresentano soltanto l'1% del totale presente nell'ambiente nell'UE.

(Rif: documento informativo del Comitato per la valutazione dei rischi (RAC) e del Comitato per l'analisi socioeconomica (SEAC) dell'ECHA, che accompagna l'opinione sulla relazione ai sensi dell'Allegato XV, che propone restrizioni sulle microplastiche aggiunte intenzionalmente, p. 75, Tabella 15, 2020)

 

"Posso sapere se il mio prodotto contiene microplastiche a partire dall'elenco degli ingredienti?"

Non è possibile sapere se un ingrediente è microplastica semplicemente consultando l'INCI del prodotto.

L'elenco degli ingredienti permette di sapere se il prodotto contiene polimeri, ma non tutti i polimeri sono microplastiche.

Per essere considerato microplastica, un polimero deve essere sintetico e allo stato solido (e di dimensioni inferiori a 5 mm). La denominazione INCI non fornisce alcuna informazione sul formato fisico dell'ingrediente, pertanto non permette in nessun caso di determinare se si tratta o meno di microplastica.

 

"Tutti i polimeri provengono dall'industria chimica"

Un polimero è una sostanza chimica composta da un gran numero di molecole legate tra loro. Alcuni di essi provengono dall'industria chimica, ma numerosi altri polimeri sono sintetizzati direttamente da fonti naturali, come la soia, la lana, le proteine, il DNA...

L'amido di mais è un polimero naturale composto da diverse centinaia di molecole di glucosio, mentre il caucciù viene ricavato direttamente dall'albero della gomma.

 

"Tutti i polimeri sono nocivi per l'ambiente"

Sono pochi i polimeri biodegradabili, ma il loro impatto sull'ambiente dipende principalmente dalla lunghezza della loro catena. I nostri team hanno sempre cercato di trovare polimeri di origine naturale e biodegradabili. Prediligiamo sempre l'alternativa con il minor impatto ambientale, senza tuttavia compromettere le prestazioni tecniche.

Tutti i nostri prodotti e gli ingredienti che utilizziamo vengono sistematicamente sottoposti a una rigorosa verifica in termini di qualità, sicurezza per l’uomo e impatto ambientale.

 

"Tutti i siliconi sono microplastiche"

I siliconi sono ingredienti sintetici ottenuti dal silicio, un minerale che in natura abbonda in forma di silice, principale componente della sabbia. Si tratta di ingredienti di sintesi in formato di olio e gel, dalla consistenza più o meno densa.

Un silicone è un polimero che può assumere forme diverse. Non tutti i polimeri sono microplastiche. Per essere considerato microplastica, un polimero deve essere sintetico, insolubile, allo stato di particella e di specifiche dimensioni (pari o inferiori a 5 mm). Per questo motivo, in base al suo stato fisico, in alcuni casi un silicone può rispondere alla definizione di microplastica.

In cosmetica, i siliconi utilizzati nelle creme per le loro proprietà gelificanti possono cambiare formato fisico nella fase di formulazione e nell'applicazione del prodotto, e non sono considerati microplastiche.

Tutti i nostri prodotti e gli ingredienti che utilizziamo vengono sistematicamente sottoposti a una rigorosa verifica in termini di qualità, sicurezza per l’uomo e impatto ambientale.

 

"La definizione di microplastiche dell'ECHA dovrebbe includere anche i polimeri liquidi"

La proposta di definizione dell'ECHA stabilisce che per essere considerato microplastica, un polimero deve essere allo stato solida (con dimensioni pari o inferiori a 5 mm). 

Questa definizione è stata riesaminata dagli esperti dell'ECHA del Comitato di valutazione dei rischi (CER) e del Comitato per l'analisi socioeconomica (SEAC). Prendendo in considerazione l'insieme di elementi a disposizione, l'ECHA ha affermato che i problemi ambientali sono provocati da particelle di piccole dimensioni, solide e particelle plastiche persistenti. Per questo motivo, l'ECHA non include nella definizione di microplastiche i polimeri liquidi, idrosolubili né biodegradabili.

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